Le generazioni e i social: cose che devi sapere se sei un social media manager

Il modello generazionale: come le generazioni usano i social

Questo è un estratto dal Manuale di copywriting e scrittura per i social di Alfonso Cannavacciuolo (Hoepli 2020)

Perché è importante conoscere le caratteristiche principali di ciascuna generazione? Perché ognuna ha delle differenze significative con quelle che la precedono o la seguono. Quindi cambiano sensibilmente anche i social di riferimento così come i contenuti efficaci. Quello che funziona per i genitori non va bene per i figli con grandi differenze tra fratelli e sorelle nati a pochi anni di distanza. Negli ultimi decenni, il cambiamento tecnologico, l’economia e gli avvenimenti mondiali hanno aperto un solco tra persone nate a distanza di pochi anni. Se 50 anni fa le generazioni cambiavano ogni 25 anni, oggi cambiano ogni 10 e di questo bisogna tenere conto. Per ogni generazione indichiamo i social preferiti e le motivazioni per cui usano i social, ma solo quelle che interessano le aziende. Vediamo quindi, a oggi, quali generazioni sono in giro per il web e i social.

Ok boomer!

A ottobre 2019 è diventata virale l’espressione “ok boomer” partita dalla deputata neozelandese venticinquenne Chlöe Swarbrick. A un collega più anziano che la interrompeva con dei luoghi comuni sui giovani di oggi ha risposto “ok boomer”. L’interpretazione dell’espressione varia da “sì ok” a “stai zitto che sei vecchio” a “taci coglione” a “tutto questo disastro è anche colpa tua”.

La sua espressione è diventata virale come grido di ribellione sarcastico dei giovani costretti a subirsi le prediche sull’educazione, il lavoro, il clima e così via. I boomer sono le persone nate tra il 1945 e il 1964, durante il boom economico seguito alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Questa generazione è indicata, infatti, come baby boom perché le famiglie facevano molti figli grazie all’economia che andava bene. Contrariamente a quello che si pensa, i boomer non sono solo vecchi conservatori criticoni. Hanno fatto il ‘68 il ’77 e la rivoluzione sessuale, volevano cambiare il mondo anche se adesso occupano tutti i posti migliori della società. Oggi sono quelli che hanno più soldi da spendere grazie al lavoro stabile o alla pensione. Oggi hanno tra i 56 e i 75 anni. In Italia sono circa 14 milioni di cui 5 ancora nel mondo del lavoro.

Social preferiti: YouTube, Facebook, WhatsApp, Instagram, Twitter.

Punti di contatto: interagire con i brand, cercare prodotti, scoprire nuove aziende, decidere l’acquisto.

Gen X, la generazione indefinita

Dopo i boomer c’è la Generazione X, composta da quelli nati tra il 1960 e il 1980. X ha un valore denigratorio per indicare l’indeterminatezza e la mancanza di sostanza. Sono nati senza il televisore a colori in casa e con il telefono appeso alla parete. Hanno studiato sui libri di carta, hanno avuto il primo computer intorno ai 20 anni e il primo cellulare intorno ai 25. Hanno vissuto la caduta del Muro di Berlino e la fine delle grandi ideologie, ma hanno visto nascere Internet.

Sono anche definiti Generazione MTV per l’influenza che avuto su di loro il canale musicale televisivo. Sono dei digitali acquisiti, la tecnologia è entrata tardi nella loro vita. Come ha scritto l’ISTAT, i giovani della Gen X sono “entrati nel mondo del lavoro con più lauree e master dei propri genitori ma sono anche i primi a subire le conseguenze della recessione, con minori opportunità di lavoro in termini sia di quantità sia di qualità”. In Italia e Spagna viene definita anche la generazione 1.000 euro perché è quella che ha subito più violentemente le conseguenze della crisi economica del 2009. Oggi hanno tra i 41 e i 55 anni. In Italia sono circa 14,3 milioni, di cui oltre 10.3 milioni nel mondo del lavoro.

Social preferiti: YouTube, Facebook, WhatsApp, Instagram, Twitter.

Punti di contatto: interagire con i brand, cercare prodotti, scoprire nuove aziende, decidere l’acquisto.

Generazione Y, i famosi millennial

Sono quelli nati tra il 1981 e il 1996 circa. Sono l’unica generazione che sta peggio dei padri perché ha meno soldi, un lavoro precario e una vita piena di incertezze. Sono la generazione dell’euro e della cittadinanza europea, ma anche quella che sta pagando più di ogni altra le conseguenze economiche e sociali della crisi. Sono apostrofati come “snowflakes”, cioè fiocchi di neve perché ritenuti inconsistenti, privi di personalità, dei Peter Pan che non hanno intenzione di crescere. Non a caso la Y con cui si identifica questa generazione significa yes, cioè una generazione che dice sempre sì, senza avere una propria identità da opporre. Oggi hanno tra i 26 e i 40 anni. In Italia sono 10.4 milioni circa, di cui 6.8 milioni nel mondo del lavoro.

Social preferiti: YouTube, Facebook, Instagram, WhatsApp, Twitter.

Punti di contatto: interagire con i brand, cercare prodotti, scoprire nuove aziende, decidere l’acquisto.

La generazione Z

Sono quelli nati dal 2000 in poi e che oggi sono bambini, adolescenti o appena maggiorenni. Molto spesso sono figli unici e vivono in famiglia separate, divorziate o allargate. A scuola hanno incontrato il mondo, sedendo nel banco con persone provenienti da altri Paesi. I veri fratelli sono gli amici con cui sono sempre in contatto con le App di messaggistica social. Sono quelli che IBM in uno studio del 2012 ha definito come “Social Butterflies”, farfalle sociali perché vogliono essere continuamente in qualche rete sociale. Sono aperti e tolleranti con le altre culture. Associano, spesso, la politica agli scandali e alla corruzione, sono cresciuti con le immagini del terrorismo in TV e hanno particolarmente a cuore l’ambiente. Il loro riferimento è l’attivista svedese Greta Thunberg. Per loro è impensabile non avere accesso istantaneo alla comunicazione con chiunque desiderino. Usano i social per ascoltare musica, vedere video, scrivere agli amici, giocare. Sono la generazione più tecnologica, quella nata e cresciuta nel periodo in cui Internet e i social stavano esplodendo. È anche definita “Generazione delle reti” perché sono cresciuti con un telefonino in mano e sono sempre connessi alla rete ma non hanno mai conosciuto un CD, un floppy o un fax. È anche definita la “Generazione 8 secondi” perché preferiscono video molto brevi (6-10 secondi) e hanno un’impazienza cognitiva molto accentuata. Odiano i testi lunghi e amano molto immagini, meme e testi brevi e coinvolgenti. È la generazione che nei prossimi anni andrà al comando, quindi gli uffici marketing se ne stanno occupando a tempo pieno. Al momento, vivendo ancora in casa con i genitori, influenzano fortemente gli acquisti familiari. Oggi hanno tra 10 e 25 anni. In Italia sono 9.3 milioni, di cui 1 milione nel mondo del lavoro.

Social preferiti: YouTube, Facebook, Instagram, TikTok. Snapchat, WhatsApp, Twitter.

Contenuti: video, foto, testi brevi e coinvolgenti.

La generazione Alpha

Sono quelli che hanno da pochi mesi a 10 anni. Difficile fare previsioni su come cresceranno, ma sappiamo già alcune cose. Nascono accerchiati dalla tecnologia che iniziano a usare molto presto. Toccano prima lo schermo di un tablet e poi una penna. Sono immersi in un mondo di video, foto e contenuti interattivi che li rende molto precoci. Molti bambini a 4 anni dimostrano già una capacità verbale molto fluida e alcuni sanno già scrivere. Questa generazione tra 10 anni deciderà quali sono i consumi, quindi è sotto stretta osservazione del marketing.

Un paese che invecchia

In Italia nascono pochi bambini mentre la popolazione invecchia. Se continua questa tendenza, e nulla fa sperare che si inverta, nel 2045-2050, le persone con più di 65 anni saranno il 34% dei residenti, più di uno su tre. Già oggi le generazioni Boomer e X rappresentano la maggioranza della popolazione e questo deve essere sempre considerato quando si prepara una strategia di comunicazione.